Uno Studio condotto a livello internazionale ha dimostrato che il tampone (RT-PCR) utilizzato attualmente per il test del Coronavirus (SARS-CoV-2), anche se tecnicamente molto affidabile, si rivela inefficiente se l’esame viene effettuato nella fase precedente l’insorgenza dei sintomi. La propagazione del virus inizia lentamente dalle vie respiratorie ed è anche possibile che in fase iniziale l’infezioni si protragga solo in singole regioni della gola; tutto ciò riduce sensibilmente la possibilità di trovare i geni del virus Covid-19 in un tampone effettuato troppo presto e conduce molto spesso a risultati di falso negativo.

Un team di ricerca dell’università Johns Hopkins di Baltimora (USA), guidato da Lauren Kucirka, ha riesaminato in modo accurato 7 studi condotti in precedenza nei quali sono stati analizzati più di 1330 tamponi (RT-PCR) prelevati da pazienti affetti da Covi-19 in diversi stadi dell’infezione.

Lo studio condotto dal team statunitense dimostra che:

il primo giorno della sospetta infezione, i virus non sono mai stati rilevati nel tampone, il tasso di risultati falsi negativi è stato del 100% (con un tasso di affidabilità del 95%). Al quarto giorno di infezione, il tasso di test falsi negativi è sceso al 67% e anche il giorno dei primi sintomi il tasso medio di falsi negativi era ancora del 38%. Il momento ottimale per individuare un’infezione da Covid-19 è il giorno numero 8 (che di solito è il giorno 3 dopo l’insorgenza dei sintomi), ma anche in questo caso, il tasso di falsi negativi è ancora del 20%. Già dal 9° giorno c’è stato l’aumento del tasso di falsi negativi al 21% e il giorno numero 21 il tasso è salito di nuovo al 66%. Teoreticamente una volta che il paziente ha superato l’infezione, il suo corpo non produce più virus e in linea di principio il paziente non dovrebbe più essere contagioso. Tuttavia, questo vale solo per la parte del corpo in cui si è effettuato il tampone. Non si può escludere che il paziente possa trasmettere i virus in altri modi (ad esempio: attraverso escrementi o rapporti sessuali).

Quindi, in sostanza, il team di Baltimora ritiene che non sia consigliabile basarsi esclusivamente sui risultati del tampone per effettuare una diagnosi.